Un capodanno di coraggio e solidarietà

Un capodanno di coraggio e solidarietà

Un capodanno diverso per la città di Roma.
Dal 28 dicembre 2012 al 2 gennaio del nuovo anno la comunità di Taizé ha organizzato proprio nella capitale il 35° pellegrinaggio di fiducia sulla terra. Circa 40.000 giovani da tutta Europa sono venuti all’incontro. Molti giovani hanno potuto così conoscere le realtà delle parrocchie capitoline, ma anche pregare nelle basiliche romane o scoprire le catacombe della nostra città.
Taizè è un piccolo villaggio della Francia dove il fondatore della comunità, un fratello di nome Roger decise di dar vita a questa esperienza di fraternità.
Attraverso la condivisione infatti i ragazzi sono accompagnati nell’approfondimento della fede anche per prendere forza ed affrontare le sfide dei nostri tempi. Pace e riconciliazione sono tra i fondamenti della comunità che si esprimono attraverso il dialogo con le altre religioni.
Solo nel IV municipio sono state circa 2000 i pellegrini accolti. Fra le organizzatrici una giovane olandese, Sandra, che sta vivendo la sua esperienza di un anno a Taizè e che è rimasta contenta dell’accoglienza delle parrocchie della zona.
I ragazzi sono stati ospitati in famiglia, ma sopratutto nei teatri, nelle palestre e negli oratori.
Don Adam della chiesa di Santa Maria della Speranza è rimasto contento della partecipazione dei ragazzi romani ed è convinto che l’esperienza è stata una buona linfa per ricaricarsi. Nella parrocchia in via Cocco Ortu sono state ospitate circa 450 persone: 24 famiglie si sono interessate mentre il resto hanno avuto accoglienza nelle strutture del quartiere.

Alessandra Fantini

Fonte: LA VOCE del Municipio 18-1-2013

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Il libro Bar(n)Out fa parlare la periferia.

 Il libro Bar(n)Out fa parlare la periferia.

Un’esperienza nata in un bar. Due ragazzi, Valerio Nicolosi e Paolo Verticchio una sera si incontrano nella zona del Tufello e da lì parte un’amicizia che ha fatto nascere il libro Bar(n)out.
Il titolo è un gioco di parole basato da una parte sull’idea della vita fuori dai bar, così come rappresentata sulla copertina del libro e dall’altra fa riferimento anche alla sindrome di Burnout, legata alle professioni di aiuto, in cui si perde interesse verso la gente con cui si lavora fino a raggiungere l’esaurimento emotivo. Un’assenza di stimoli portata in periferia che è sempre più presente, visto che con la crisi è più facile sfiorare la depressione, soprattutto perché si fa più fatica a re-inventarsi.
«Volevo raccontare un mondo poco conosciuto perché è pieno di personaggi particolari che sicuramente hanno una grande umanità e socialità» così spiega Valerio Nicolosi, che ha raccolto le immagini di una periferia, quella della zona Val Melaina e del Tufello per raccontare la realtà in cui è cresciuto.
Un mondo vivo fatto di incontri di persone dove sopratutto la sera, le differenze si annullano: nei bar, ma non solo, si incontrano musicisti, filosofi ma anche idraulici e tutti si mostrano sotto un unico aspetto, ovvero quello della propria umanità. Storie spesso assurde che raccontano una Roma in cui il tempo sembra fermarsi a 50 anni fa.
L’idea era far parlare la periferia con foto e racconti, presentando in particolare il Tufello,non solo a Roma ma anche in altre città come Perugia, Pisa in attesa della tappa a L’Aquila.
«Noi veniamo dalle case popolari e l’idea era far conoscere questa realtà fuori dalla nostra città. Sono ancora luoghi sani con una struttura pensata per la socialità. Nei quartieri come Tufello o Val Melaina ci sono spazi di aggregazione e ciò rende queste realtà vive» prosegue Valerio. «Il bar,in particolare, è una finestra si un micro mondo che si apre alla socialità. Quello che raccontiamo è una normalità, anche se per molti non lo è».
E’ la realtà della periferia: dura, cruda ma reale e ricca di umanità.

Alessandra Fantini

Fonte: LA VOCE del Municipio 18-1-2013

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Rom: via Salaria, bloccata l’ordinanza per 19 ospiti

Rom: via Salaria, bloccata l’ordinanza per 19 ospiti

A seguito del Piano nomadi del Comune di Roma sono stati tanti gli sgomberi per le persone Rom della capitale. Nel novembre 2009 l’ex cartiera di via Salaria, 971 è stata scelta come centro provvisorio per l’accoglienza di alcune persone Rom. Una struttura di emergenza che ha sostituito un centro di accoglienza mai costruito.
Il comune di Roma ha fatto 480 sgomberi e ha speso 7 milioni di euro per far spostare i Rom da un punto all’altro della città.
«Si spendono i soldi per la sicurezza e per chiudere le persone nelle strutture, magari cacciandoli con le ruspe ma se non si spendono per l’integrazione sociale e l’inclusione diventa una spesa morta» così spiega Carlo Stasolla presidente dell’Associazione 21 Luglio.
Il 31 dicembre 2012 a 19 ospiti di Via Salaria è stata notificata una ordinanza del Comune di Roma, in cui i soggetti sono stati “invitati a lasciare la struttura entro la data del 4 gennaio 2013”.
L’Associazione 21 luglio ha verificato nei giorni scorsi come tra i 19 ospiti fossero presenti soggetti in particolare condizione di fragilità e con una lettera inviata al direttore del Dipartimento XIV di Roma Capitale, ha chiesto almeno un tempo congruo per poter lasciare spontaneamente la struttura di via Salaria. Per ora l’ordinanza è stata sospesa.
Ad oggi nella struttura sono ospitate in media 380 persone di etnia Rom. Un centro non a norma che non risponde a requisiti organizzativi, visto che gli operatori presenti non riescono ad offrire un percorso inclusivo-sociale.
Mancando questo aspetto le persone rimangono a lungo nell’ex cartiera, senza creare una prospettiva e inoltre non migliora l’aspetto economico, visto che la struttura ha un costo di gestione di 2 milioni di euro l’anno, pagato dai contribuenti, senza offrire comunque prospettive di miglioramento.
Per quanto riguarda le istituzioni c’è stato l’immobilismo, nel passato secondo Stasolla si è dichiarato di voler far chiudere il posto perché fonte di micro-criminalità.
In futuro si temono nuovi annunci di sgombero anche in vista del periodo pre elettorale, in cui vige sempre una logica basata della sicurezza.

Alessandra Fantini

Fonte: LA VOCE del Municipio 14-12-2012

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La possibile riconversione dell’impianto AMA

La possibile riconversione dell'impianto AMA

Il Comune di Roma ha votato la mozione sulla riconversione dell’impianto AMA di Via Salaria. Nel documento il sindaco Alemanno e l’Assessore competente si sono impegnati affinché la struttura a ridosso di Villa Spada sia convertita in un impianto di selezione per la frazione “leggera” secca e differenziata, abbandonando il Trattamento Meccanico Biologico, processo che porta fastidi per i miasmi da più di un anno e mezzo.
Nei giorni scorsi inoltre è stato approvato anche il Piano Strategico Operativo 2013 di Ama, in cui è stata inserita la richiesta di delocalizzazione dell’impianto.
Nel frattempo però bisogna dar seguito alle scelte del Ministero. Il piano rifiuti è stato bocciato dal TAR, mentre il ministro dell’ambiente Clini chiede che i rifiuti della Capitale siano selezionati negli impianti del Lazio per poi esser trattati principalmente a Roma.
Nessun nuovo impianto, prosegue il ministro ma l’utilizzo ottimale di quelli esistenti.
E qui rientra anche la questione dell’impianto di Via Salaria, 981.
Dopo le boccate di ossigeno sulla riconversione ed una possibile delocalizzazione (in tempi molto incerti) ad oggi il possibile aumento dei rifiuti da trattare nella struttura vicina a Villa Spada, cade come una spada fra capo e collo. Entro il 25 gennaio si sceglieranno le strutture di Roma da potenziare per il trattamento dei rifiuti.
Anche Adriano Travaglia del comitato di quartiere Villa Spada interviene su questo possibile aumento: «Su alcuni giornali sono apparsi dati che secondo il comitato risultano vecchi. Personalmente penso siano numeri dati al lotto». E prosegue: «Si parla di Rocca Cencia che lavora al 50% delle sue capacità, non funziona come struttura di trattamento meccanico biologico da più di 6 anni per quello che sappiamo, fanno solo una separazione della già differenziata».
«Su via Salaria è stato detto che lavora al 50% quando altre fonti e lo stesso Benvenuti insieme all’ingegner Viscon hanno dichiarato pubblicamente che via Salaria lavora già al massimo della sua capacità ovvero le ufficializzate 750 tonnellate giornaliere. Invece Clini dichiara che lavora a poco più del 50%. Su che cosa fanno i piani e basano i loro programmi?»
Il Presidente della Commissione Ambiente-Urbanistica del IV Municipio Stefano Ripanucci dichiara che c’è un problema aperto sulla tematica della gestione dei rifiuti e quindi tutto è possibile. «E’ una fase di monitoraggio delle strutture esistenti e di quelle che sono implementabili. É una situazione in evoluzione che è difficile dire con certezza cosa stia accadendo. Vedremo quali saranno le ricadute nel nostro territorio».

Alessandra Fantini

Fonte: LA VOCE del Municipio 18-1-2013

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Si valuta la delocalizzazione di Via Salaria

Si valuta la delocalizzazione di Via Salaria

Nella seconda metà di dicembre 2012 è stato approvato anche il Piano Strategico Operativo 2013 di Ama, in cui è stata inserita la richiesta di delocalizzazione dell’impianto.
Già nel Consiglio Comunale straordinario che si è tenuto presso Villa Spada il 6 dicembre 2012 il Presidente Ama Piergiorgio Benvenuti aveva messo in campo il suo impegno per dare una risposta ai cittadini.
Gli effetti non saranno immediatamente visibili anche perché finché non si incrementano i livelli di raccolta differenziata, è difficile parlare di cambiamenti.
La municipalizzata infatti valuterà una delocalizzazione, solo quando ci sarà un incremento dei livelli di raccolta differenziata e ci sarà la disponibilità di altri impianti.
Adriano Travaglia del Comitato di quartiere Villa Spada ha dichiarato: « Interpretiamo in maniera positiva il fatto che il presidente Benvenuti ha portato a termine il suo impegno. Sappiamo che è stato messo in preventivo e che prima o poi potrebbe essere operativa la cosa.»
Positivo anche il Presidente della Commissione Ambiente-Urbanistica del IV Municipio Stefano Ripanucci: «L’azienda ormai si è impegnata a delocalizzare l’impianto, ovviamente in modalità e tempi consoni al piano aziendale. Come municipio più di questo non potevamo ottenere».
Il comitato intanto continua a vigilare. Travaglia ha dichiarato che è stato fatto ricorso dopo la decisione della procura di chiudere l’inchiesta, a seguito della presentazione dei dati dell’istituto Negri, forniti da AMA: «Sapremo più in là secondo i tempi della giustizia italiana».

Alessandra Fantini

Fonte: LA VOCE del Municipio 14-12-2012

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Cuba: dov’è finita la promessa di un’Internet superveloce?

mini-profilo di Elaine Díazscritto da Elaine Díaz
         tradotto da Alessandra Fantini


Dopo un anno dall’arrivo della nuova fibra ottica a Cuba, l’isola non ha un incremento degli accessi ad Internet e la velocità di connessione stenta a migliorare.

“Il cablaggio ha una vita utile di 25 anni. Il tempo vola.” Così apre il post [es, come gli altri link] dedicato al tema della connettività nell’isola, su “Desde adentro de Cuba” (”Cuba dall’interno”), un blog che include articoli pubblicati sulle testate locali online, e in particolare quelli riportati sul portale web di Cubadebate riguardo al destino dei 70 milioni di dollari investiti dal 2007 per migliorare l’accesso a internet e “l’attuale velocità di trasmissione dell’informazione”.

“Cuba discute da 5 anni del cablaggio”, scrive Adrián Jesús Pérez, aggiungendo:

Habla el informático, pero también el doctor, el panadero y el cuentapropista con un familiar cumpliendo misión internacionalista, o simplemente emigrado a otro país. Uno siempre quiere saber de la familia y esta noticia hace soñar con más facilidades de comunicación.

Il tecnico informatico, ma anche il dottore, il panettiere, e il libero professionista, possono parlare con un familiare che lavora all’estero o che semplicemente è emigrato altrove. La gente vuole poter parlare con i propri familiari, e questa notizia fa sognare sulla maggiore facilità di comunicazione.

Nel maggio 2012, oltre anno dopo l’arrivo del cavo a Cuba, il Ministro della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione del Venezuela, Jorge Arreaza, annunciava che il cablaggio della fibra ottica sarebbe diventato operativo e che avrebbe migliorato la connettività del Venezuela.

Tuttavia, Cuba non vede miglioramenti riguardo la velocità di connessione e neanche un incremento nell’accesso al web.

In un articolo pubblicato nel novembre scorso, Luis Toledo Sande richiama lo stereotipo per cui le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione hanno stentato ad affermarsi, enfatizzando la mancanza di informazione sull’accesso ad Internet:

Pubblicato nel blog La Joven Cuba partendo dalle caricature di Gerardo Hernández Nordelo

Pubblicato su ‘La Joven Cuba’ partendo dalle caricature di Gerardo Hernández Nordelo. (Traduzione: Oh no!!! Era mica quella la nave che portava il cavo?)

Saltando como liebre, o asomando como topo, el fantasma de la satanización de la tecnología recuerda cierto caso, no remoto, en que —según testigos— un cuadro de alto nivel dijo que los investigadores de un centro analizado estaban tan mal ideológicamente, o eran tan sospechosos, que querían tener computadoras hasta en sus casas. No por gusto se despertaron suspicacias cuando, en días en que se hablaba de la instalación de un cable de fibra óptica para mejorar la informática en el país, algunas voces se apresuraron a advertir que no debíamos hacernos ilusiones, porque el cable no tendría capacidad suficiente para garantizar los servicios de internet en las magnitudes deseadas. Hoy parece que nadie se ilusiona, y no porque dichos servicios no sigan siendo necesarios, sino porque ni siquiera se habla del cable. En eso, al parecer, no hay secretismo, sino secreto, y las causas pueden ser las más atendibles, pero no lo sabemos. Hasta donde alcanza a conocer quien escribe estas notas, nadie ha dado la esperada información.

Saltando come una lepre o muovendosi come un topo, il fantasma della demonizzazione della tecnologia ricorda un certo caso, non remoto, in cui – secondo testimoni – un consiglio di alto livello dice che i ricercatori di un centro analizzato erano in un tale stato di povertà ideologica, o erano così sospettosi, che volevano persino avere un computer in cas. Nessun sospetto si è svegliato quando, nei giorni in cui si parlava di installare i cavi a fibra ottica per migliorare la tecnologia dell’informazione del Paese, nessuna voci è corsa ad avvertire altri che non dobbiamo farci illusioni, perché il cavo non avrebbe avuto la capacità sufficiente ad assicurare il servizio Internet nel modo desiderato.

Oggi esso sembra come se nessuno si sia illuso e non perché si diceva che i servizi non erano necessari, ma perché nessuno parlava di cablaggio. Non c’è segretezza, nè segreto, e le ragioni possono essere più che valide, ma abbiamo il diritto di conoscerle.

Da quando si è iniziato a scrivere sul tema, nessuno ha dato l’informazione sperata.

In tal senso Alejandro Ulloa, in un post in cui critica lo stato dei media, la mancanza di informazione e denuncia i casi di corruzione, tra gli altri problemi attualmente presenti nella società cuban, pone la domanda: “Perchè non c’è spiegazione per il cablaggio in Venezuela?”

Intanto, Noelbis Mompié, parla della sua esperienza in una tavola rotonda curata dalla pubblicazione cubana TEMAS che tratta la questione “i social network e i movimenti di Internet”.

Uno de los panelistas hacía referencia a que la Internet es una tecnología extraordinaria y debemos usarla en la medida que podamos pero para Cuba es equivalente a la importación, por un momento pensé, si todos los que están sumidos en la férrea batalla para reducir al mínimo las importaciones piensan así, ahora sí no tendremos Internet jamás. Será por eso que el Internet murió el mismo día en que el cable de fibra óptica llegó a las costas cubanas?

Uno dei partecipanti alle discussioni di TEMAS ha fatto riferimento a Internet come a una tecnologia straordinaria, da usare nella miglior maniera possibile, però per Cuba equivale all’importazione, per un momento ho pensato, se ognuno di noi è immerso in una ferrea battaglia per minimizzare le importazioni e pensa così, noi veramente non avremo mai Internet. Può essere questo il vero motivo per cui Internet muore il giorno stesso in cui il cavo a fibra ottica raggiunge le coste Cubane?

Even Yasel Toledo sul blog Mira Joven enfatizza l’inevitabile inclusione della fibra ottica nel parlare comune.

El señor me hizo más preguntas, muchas en verdad. Hablamos hasta del cable de fibra óptica, de las deserciones de profesionales, de las diferencias entre las misiones a la guerra de Angola y las actuales.

L’uomo mi pose altre domande, molte a dir la verità. Abbiamo persino parlato della fibra ottica, delle defezioni professionali, delle differenze fra le missioni di guerra in Angola e quelle attuali.

Fonte:  Global Voices

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Iran: graffiti a Tehran

mini-profilo di Melinda Legendrescritto da Melinda Legendre
                       tradotto da Alessandra Fantini

L’Iran non è ben conosciuto per la sua libertà di espressione o per le dimostrazioni popolari in pubblico. Ma l’arte urbana o street art muove i suoi passi nel contesto iraniano. Affreschi, mosaici ed altri mezzi artistici “approvati” adornano i muri soprattutto nelle città. Certo questo tipo di arte non è ancora così diffusa come in Europa, ma ora anche le strade parlano al popolo.

Non capita spesso di sentir parlare di libertà di espressione o di manifestazioni pubbliche in Iran. L’arte urbana invece è ben presente [en, come i link successivi] nel Paese.

Affreschi, mosaici e altre forme artistiche “approvate” adornano i muri di varie città, mentre opere underground, sebbene non così diffuse come in Europa, è ben visibile in Tehran; graffiti, tag e stencil sono discretamente [en], o anche apertamente, visibili in giro. Alcuni muri sono completamente coperti con pitture propagandistiche, ritratti di “martiri”, per esempio. Ma ci sono anche immagini astratte, semplicemente ornamentali. Alcune sono vere e proprie opere d’arte.

Qualche settimana fa, un fotografo di Tehran ha inviato via email all’autrice di questo post diverse foto di graffiti, con il seguente commento:

Ho scattato queste foto a Tehran, vicino una fermata dell’autobus. Penso che qualcuno sia in lotta con la municipalità di Tehran. Un giorno, lui o lei, disegna un graffito e nei giorni a seguire la municipalità li cancella. E ciò continuerà ad andare avanti parecchio.

graffiti a Tehran

Graffiti a Tehran. Foto: Melinda Legendre

graffiti a Tehran

Graffiti in Tehran, Novembre 2012. Foto: Issa

graffiti a Tehran

Graffiti in Tehran, Novembre 2012. Foto: Issa

Tre settimane dopo, quando l’autrice dell’articolo ha chiesto all’autore dei graffiti il permesso di citarlo e pubblicare le foto, le ha risposto che sarebbe stato un onore, aggiungendo:

Noi creiamo dei disegni o dei motivi su quel muro per impedire ad altri di aggiungere nuovi graffiti. Ma ciò prima che il muro fosse davvero sporco. Adesso almeno non lo è più. Anzi, adesso il nemico della municipalità è un amico del popolo, perché quel muro non è più sporco.

Quanti decidono di esprimersi in tal modo in Iran sono più a rischio che in Europa. Al momento, non esiste legge specifica nel Paese, ma se le autorità dovessero considerare sovversive queste espressioni, allora l’arte potrebbe diventare un reato. L’arte di strada sta nascendo ora in Iran. Speriamo possa prosperare.

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Nuovo capitolo per l’impianto di Via Salaria.

Nuovo capitolo per l’impianto di Via Salaria.

Il Consiglio municipale in seduta straordinaria presso Villa Spada vota l’atto redatto dal Comitato di quartiere. Il presidente dell’Ama Benvenuti fa suo l’impegno della delocalizzazione dell’impianto di Via Salaria.

La parola d’ordine è delocalizzare. Il 6 dicembre il Comitato di Villa Spada si è confrontato con il Consiglio del Municipio IV, in seduta straordinaria presso i locali della Chiesa S.innocenzo I.
Il Comitato ha presentato un atto di risposta all’ordine del giorno del 23 novembre 2012 del consiglio municipale con oggetto: “Richiesta delocalizzazione impianto AMA Via Salaria 981” a firma Ripanucci- Bonelli.
Daniele Poggiani del comitato spontaneo chiede certezze. Era già stato preso nei mesi scorsi un impegno formale per delocalizzare l’impianto AMA ma bisognava che fossero chiariti i tempi per organizzare uno studio ed individuare un altro sito insieme ai costi economici che servono a realizzare questo intervento. «Ora aspettiamo fatti concreti ».
Presente anche il presidente AMA Piergiorgio Benvenuti, il quale ribadisce i lavori fatti alla struttura di Via Salaria e aggiorna le rilevazioni dell’istituto Mario Negri, di questo dicembre (e non quelle passate)affermando che: «Emergenza di carattere sanitario non c’è, è evidente che c’è un problema di cattivo odore e che l’impianto non doveva essere posizionato qui». Benvenuti prende l’impegno di portare nel prossimo consiglio di amministrazione, l’ipotesi nel piano industriale della delocalizzazione dell’impianto di via Salaria. «Lo prendo come impegno mio, questo è l’impegno di AMA». I tempi però sono incerti, perché servono autorizzazioni, l’individuazione del sito e finanziamenti destinati a questa scelta.
Presente all’iniziativa di Via Radicofani anche la consigliera di Roma Capitale Gemma Azuni, che ha parlato di fatti. Presentate secondo la consigliera le linee guida all’AMA per il nuovo contratto di servizio; richiesto un impegno al sindaco perché sia presentato entro la fine del 2012 il piano finanziario dettagliato, con report semestrali, sull’utilizzo di fondi da Regione Lazio e dal Ministero dell’Ambiente; e l’ultima mozione presentata dalla Azuni, indica la destinazione di finanziamenti conferiti dalla Regione per il potenziamento della raccolta differenziata, in cui si parla anche della conversione dell’impianto.
L’atto presentato dal Comitato è stato accolto dal Consiglio, unica difficoltà è stato il tonnellaggio dei rifiuti trattati: il comitato chiedeva una riduzione, mentre per ora si è scelto di difendere le tonnellate attuali. Benvenuti in merito ha dichiarato che gli impianti sono a pieno regime a 750 tonnellate e non risulta che ci siano altre richieste di ampliamento, anzi c’è una grande accelerazione nell’avvio della differenziata in modelli omogenei su tutta la città.
Il presidente del Municipio Cristiano Bonelli si dichiara soddisfatto: «Il problema non è stato definitivamente risolto ma ci portiamo a casa una piccola vittoria».
Presenti tra il pubblico il Presidente dei Verdi del Lazio, Nando Bonessio e Claudio Maria Ricozzi (PD), il quale ha dichiarato che nonostante il passo in avanti , c’è bisogno di certezze sopratutto finanziarie, per la dislocazione dell’impianto.
Critico Paolo Marchionne: «Un passo in avanti importante che però necessita di tante azioni da parte dell’azienda. Prima di tutte la possibilità di utilizzare a regime anche gli altri 3 impianti TBM ovvero Rocca Cencia e i due di Malagrotta, con cui sarebbe in piedi un contratto con la municipalizzata ma che non lavorano. Si ridurrebbe in tal caso il tonnellaggio di via Salaria, senza aspettare la costruzione del nuovo impianto, per cui servono almeno 20 milioni di euro e 5 anni per la realizzazione».

Alessandra Fantini

Fonte: LA VOCE del Municipio 14-12-2012

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Proteste nel mondo a sostegno dei nativi Guarani-Kaiowá

         tradotto da Alessandra Fantini

Resiste con forza la comunità indigena dei Guarani-Kaiowá di Pyelito Kue / Mbarakay, in Mato Grosso do Sul. Dopo la minaccia di espulsione e l’avvelenamento delle acque della comunità, molte persone si sono unite alla loro battaglia con proteste in tutto il Brasile e non solo.

Hanno subito la minaccia di una espulsione [it] dalla propria terra, le loro acque sono state avvelenate dagli agricoltori, ma sono pronti a resistere fino alla morte [it]. Sono queste le estenuanti circostanze che la comunità indigena Guarani-Kaiowà di Pyelito Kue / Mbarakay, nella municipalità di Iguatemi, Mato Grosso do Sul (MS), ha dovuto affrontare, trovando sui social media e nelle strade l’appoggio che non hanno ricevuto dal governo e che hanno avuto solo timidamente dal FUNAI (Fondazione nazionale per gli indigeni).

I Guarani-Kaiowá rappresentano une delle più ampie comunità indigene in Brasile, (46.000 di circa 734.000), ma nelle ultime decadi sono stati obiettivo di continui attacchi [it] così come le terre sulle quali hanno vissuto i loro antenati [it] in MS, terre che sono diventate le più proficue nel paese per la rapida crescita dell’agri-business e dell’industria dei biocarburanti. In virtù della nuova minaccia di sgombero, all’inizio dell’ottobre 2012 la comunità di Pyelito Kue / Mbarakay pubblicò una lettera aperta, che ottenne una risposta massiva. Alla fine del mese, il 30 Ottobre, il Tribunale Federale Regionale della terza regione, presso São Paulo, ha sospeso l’ordine di sfratto per i Guaraní-Kaiowá dal loro accampamento. La decisione durerà fino all’identificazione e alla demarcazione del territorio finale della comunità nativa da parte del FUNAI.

Per una settimana, dal 26 Ottobre al 9 Novembre 2012, attivisti da tutto il mondo si sono mobilitati nelle strade per manifestare, in difesa dei Guaraní-Kaiowá contro la loro espulsione e l’abbandono delle comunità indigene da parte del governo. Sui social networks, molte persone da diversi posti nel globo hanno adottato il nome “Guaraní-Kaiowá” come cognome sui propri profili Facebook.

Appello per le manifestazioni che hanno attraversato il paese circolato su Facebook

Appello per le manifestazioni che hanno attraversato il paese circolato su Facebook

Sulla protesta in São Paulo, Ana Paula de Souza e Deborah Camargo scrivono [pt]  per il blog Vírus Planetário:

Danças indígenas, e gritos como “Somos todos Guarani- kaiowá”, “Matam um, matam mil estão matando todos os índios do Brasil” além de trechos da música “Pais e filhos”, de Renato Russo, ecoaram durante todo o percurso do protesto e chamou a atenção de diversas pessoas que andavam pelas ruas de São Paulo.  O silêncio também se fez presente em respeito aos índios que foram mortos em confrontos pela disputa de terra no Mato Grosso do Sul.  Na ocasião, muitas pessoas que não faziam parte do protesto se sensibilizaram com a reivindicação dos manifestantes e entraram no movimento que ocupou cerca de três quarteirões das ruas de SP. Com o crescente número de massa humana aderindo ao movimento, as autoridades locais já não sabiam mais qual o número exato de pessoas que faziam parte da passeata.

Danze indigene e inni come “Noi siamo tutti Guaraní-Kaiowá”, “essi uccidono uno, essi uccidono migliaia, stanno uccidendo tutti gli indio del Brasile” insieme agli estratti della canzone “Pais e Filhos” (Genitori e Bambini) di Renato Russo [cantante della famosa rock band Brasiliana degli anni 80, Legião Urbana], hanno riecheggiato fra le strade della protesta richiamando l’attenzione delle persone che camminavano per le vie di São Paulo [SP]. Non sono mancati momenti di silenzio, come forma di rispetto verso gli Indiani che furono uccisi negli scontri per le dispute sulla terra in Mato Grosso do Sul. Allo stesso tempo, molti che non hanno preso parte alla protesta sono stati sensibilizzati attraverso le rivendicazioni dei manifestanti e si sono uniti al movimento che aveva occupato circa tre blocchi delle strade di SP. Sempre più persone hanno aderito al movimento tanto che le autorità locali non hanno compreso quale fosse il numero esatto di coloro che hanno preso parte alla marcia.

Sandra Benedetti pubblica su Youtube un video della protesta nella città di São Paulo:

Alexandre Guarani-Kaiowá pubblica una serie di foto sul suo album di Facebook:

Manifestazione in São Paulo. Foto di Alexandre Guarani-Kaiowá, usata con permesso.

Manifestazione in São Paulo. Foto di Alexandre Guarani-Kaiowá, usata con permesso.

Manifestazione in São Paulo. Foto di Alexandre Guarani-Kaiowá, usata con permesso.

Manifestazione in São Paulo. Foto di Alexandre Guarani-Kaiowá, usata con permesso.

Il giornalista Alex Haubrich pubblica una serie di foto sul suo profilo Facebook relative alla manifestazione tenutasi presso Porto Alegre, Rio Grande do Sul:

Manifestazione presso Porto Alegre. Foto di Alex Haubrich, usata con permesso.

Manifestazione presso Porto Alegre. Foto di Alex Haubrich, usata con permesso.

Manifestazione presso Porto Alegre. Foto di Alex Haubrich, usata con permesso.

Manifestazione presso Porto Alegre. Foto di Alex Haubrich, usata con permesso.

Anche presso Porto Alegre, l’utente di Youtube Carol Nugem ha messo a disposizione un video [pt] con il discorso del Capo Vherá Poty contro il genocidio dei Guarani-Kaiowá :

Il Blog del Comitato internazionale di solidarietà con il popolo Guarani e Kaiowá [pt] pubblica una serie di video [pt] di proteste in Dourados, nello stato del Mato Grosso do Sul.

Agnaldo Mattos, utente di Youtube, diffonde un video [pt] della manifestazione in Salvador, Bahia:

Rossanna Pinheiros pubblica su Youtube un video della protesta in Rio de Janeiro [pt]:

E anche lei pubblica una serie di foto della manifestazione in Rio de Janeiro:

Manifestazione in Rio de Janeiro. Foto di Rossanna Pinheiro. Foto usata con permesso.

Manifestazione in Rio de Janeiro. Foto di Rossanna Pinheiro. Foto usata con permesso.

Manifestazione in Rio de Janeiro. Foto di Rossanna Pinheiro. Foto usata con permesso.

Manifestazione in Rio de Janeiro. Foto di Rossanna Pinheiro. Foto usata con permesso.

Le dimostrazioni hanno avuto luogo in molte altre città all’interno del Brasile, come João Pessoa, Feira de Santana, Osasco, Sorocaba [pt], e altre ancora.

Su Vimeo, Robson ha pubblicato un video della manifestazione in Brasília:

http://vimeo.com/54017273

Ci sono state persino proteste fuori dal Brasile, come quella di fronte all’UN Headquarters a New York:

Protesta davanti le Nazioni Unite, New York. Foto di Leandro Viana, Masayuki Azuma e Sebastian Loaysa, usata con permesso

Protesta davanti le Nazioni Unite, New York. Foto di Leandro Viana, Masayuki Azuma e Sebastian Loaysa, usata con permesso

Protesta davanti le Nazioni Unite, New York. Foto di Leandro Viana, Masayuki Azuma e Sebastian Loaysa, usata con permesso

Protesta di fronte le Nazioni Unite, New York. Foto di Leandro Viana, Masayuki Azuma e Sebastian Loaysa, usata con permesso

Le proteste si sono tenute anche presso Porto (Portogallo) e Amburgo (Germania). Una lista completa di tutti gli eventi che si sono tenuti in Brasile a sostegno della comunità indigenadei Guaraní-Kaiowá, insieme ai rispettivi gruppi facebook, si può trovare cliccando qui [pt].

Leggi i nostri ultimi post sulla lotta del popolo Guarani Kaiowá:

25 Ottobre 2012 – Brasile: il grido di resistenza dei Guarani Kaiowá [it]
20 Novembre 2012 – Brasile: sospeso lo sgombero dei nativi Guarani-Kaiowá [it]

Fonte:  Global Voices

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