A seguito del Piano nomadi del Comune di Roma sono stati tanti gli sgomberi per le persone Rom della capitale. Nel novembre 2009 l’ex cartiera di via Salaria, 971 è stata scelta come centro provvisorio per l’accoglienza di alcune persone Rom. Una struttura di emergenza che ha sostituito un centro di accoglienza mai costruito.
Il comune di Roma ha fatto 480 sgomberi e ha speso 7 milioni di euro per far spostare i Rom da un punto all’altro della città.
«Si spendono i soldi per la sicurezza e per chiudere le persone nelle strutture, magari cacciandoli con le ruspe ma se non si spendono per l’integrazione sociale e l’inclusione diventa una spesa morta» così spiega Carlo Stasolla presidente dell’Associazione 21 Luglio.
Il 31 dicembre 2012 a 19 ospiti di Via Salaria è stata notificata una ordinanza del Comune di Roma, in cui i soggetti sono stati “invitati a lasciare la struttura entro la data del 4 gennaio 2013”.
L’Associazione 21 luglio ha verificato nei giorni scorsi come tra i 19 ospiti fossero presenti soggetti in particolare condizione di fragilità e con una lettera inviata al direttore del Dipartimento XIV di Roma Capitale, ha chiesto almeno un tempo congruo per poter lasciare spontaneamente la struttura di via Salaria. Per ora l’ordinanza è stata sospesa.
Ad oggi nella struttura sono ospitate in media 380 persone di etnia Rom. Un centro non a norma che non risponde a requisiti organizzativi, visto che gli operatori presenti non riescono ad offrire un percorso inclusivo-sociale.
Mancando questo aspetto le persone rimangono a lungo nell’ex cartiera, senza creare una prospettiva e inoltre non migliora l’aspetto economico, visto che la struttura ha un costo di gestione di 2 milioni di euro l’anno, pagato dai contribuenti, senza offrire comunque prospettive di miglioramento.
Per quanto riguarda le istituzioni c’è stato l’immobilismo, nel passato secondo Stasolla si è dichiarato di voler far chiudere il posto perché fonte di micro-criminalità.
In futuro si temono nuovi annunci di sgombero anche in vista del periodo pre elettorale, in cui vige sempre una logica basata della sicurezza.
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